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Scrivi un commento al testo di Giacomo Coniglione
Idiosincrasia

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Accarezzo il rasoio dell’ira
con l’astuzia di un matto. Tu godi
nel vedermi avviluppato
nella risacca della gelosia.
Nulla rimane degli spruzzi di calce
che abbelliscono il tuo sepolcro imbiancato,
sordo muscolo in cui pompi fiele.

Alla mia morte perpetua l’assenza
coi fiori e con un orologio a pendolo
che ti ricordi l’idiosincrasia dei due cuori.
Ciononostante continuo a singhiozzare
il tuo nome e ad alimentare
la brace con le mie lacrime.

 Roberto Maggiani - 03/10/2009 11:44:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Molto bella, in particolare i primi versi quattro versi da soli sarebbero già una poesia potente. E’ scritta con intelligenza di rabbia e dolore. Mi permetto però un piccolo suggerimento: forse, a mio avviso, il verso "sordo muscolo in cui pompi fiele" non aggiunge nulla alla bellezza del testo, detta brutalmente lo toglierei...
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